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    Dalla parte opposta c'erano le colline, alcune rocciose ma più basse di
    quelle che aveva visto il giorno prima. Finalmente cominciò a capire dove
    si trovasse. Guardò indietro e vide che la china dalla quale scendeva faceva
    parte di una fila di monti più alti.
    "Ora capisco" rifletté. "Quelle alle mie spalle sono le montagne che se-
    parano la terra di Archen da Narnia: stanotte devo aver attraversato il pas-
    so. Sono proprio fortunato a essere capitato qui. Be', forse non è stata for-
    tuna, ma opera del leone. Comunque ora sono a Narnia."
    Si voltò e tolse la sella e le briglie al cavallo.  Anche se non te lo me-
    riti  disse. Il cavallo non gli fece assolutamente caso e si mise a brucare
    l'erba beato: non doveva avere una grande opinione di Shasta.
    "Magari potessi mangiare erba anch'io" pensò il ragazzo. "Tornare ad
    Anvard non ha senso, ormai sarà già assediata. Meglio scendere nella valle
    a procurarsi qualcosa da mettere sotto i denti."
    E così discese il pendio, con la rugiada che gli ghiacciava i piedi scalzi,
    fino ad arrivare a un bosco. Era attraversato da una specie di sentiero e
    Shasta aveva deciso di percorrerlo da pochi minuti, quando sentì una voce
    rauca, simile a un ronzio:  Buongiorno, vicino.
    Il ragazzo si guardò intorno per capire chi avesse parlato ed ecco appari-
    re un individuo piccolo e spinoso, dalla faccia scura, appena sbucato in
    mezzo agli alberi. Per un essere umano era troppo piccolo e per un riccio
    troppo grande: ma a ben guardare si trattava proprio di un riccio.
     Buongiorno  disse Shasta.  Non sono un tuo vicino. È la prima
    volta che passo di qui.
     Ah sì?  fece il riccio con curiosità.
     Vengo da oltre le montagne. Sai, dalla terra di Archen  continuò
    Shasta.
     Ah, Archen!  esclamò il riccio.  È tanto lontana. Non ci sono
    mai stato.
     Pensavo  continuò Shasta  che dovremmo avvertire qualcuno: in
    questo preciso momento un'orda di feroci soldati di Calormen attacca An-
    vard.
     Non dirmi  rispose il riccio.  Ma guarda un po'. E pensare che
    Calormen, a quello che si dice, è lontana migliaia di chilometri e sta quasi
    alla fine del mondo, oltre il gran mare di sabbia.
     Non è lontana come credi  osservò Shasta  e comunque, si do-
    vrebbe fare qualcosa per Anvard. Non credi che dovremmo informare il
    tuo Re supremo?
     Certo, certo. Si dovrebbe proprio fare qualcosa  rispose il riccio 
    ma sfortunatamente stavo per andare a letto a farmi una bella dormita lun-
    ga un giorno. Salve, vicino!
    Le ultime parole le aveva indirizzate a un enorme coniglio color biscotto
    che aveva fatto capolino proprio allora, presso il sentiero. Subito il riccio
    raccontò al coniglio quello che aveva saputo da Shasta. Anche per il coni-
    glio si trattava di una notizia di grande importanza e pensava che si doves-
    se avvertire qualcuno, sperando di poter essere utili.
    E così il ragazzo proseguì. Ogni cinque minuti arrivavano altre creature:
    alcune scendevano dai rami sulle loro teste, altre sbucavano da piccole ta-
    ne vicino ai piedi. Quando si poterono contare ammontavano a cinque co-
    nigli, uno scoiattolo, due gazze ladre, un fauno e un topo. Parlavano tutti
    insieme ed erano d'accordo con il riccio, perché da quando la strega del-
    l'inverno era stata sconfitta e a Narnia era cominciata l'età d'oro di Re Pe-
    ter, che governava con giustizia, gli abitanti più piccoli del bosco vivevano
    così tranquilli e felici che si erano abituati a non preoccuparsi dei guai al-
    trui.
    Ma ecco arrivarono altri due individui, decisamente più pratici. Uno era
    un Nano Rosso che a quanto pare si chiamava Scampolo; l'altro era un
    cervo, una creatura bella e di gran portamento, con gli occhi umidi, i fian-
    chi maculati e zampe così eleganti e sottili che sembravano doversi spez-
    zare da un momento all'altro.
     Per il leone  ruggì il nano appena saputa la notizia.  Perché stia-
    mo qui a perderci in chiacchiere? Anvard attaccata dai nemici! Bisogna
    comunicarlo immediatamente a Cair Paravel... Bisogna chiamare l'esercito.
    Narnia deve correre in aiuto di re Luni.
     Già  fece il riccio  ma il Re supremo non è a Cair Paravel. È a
    nord, lontano, a sconfiggere i giganti. E a proposito di giganti, amici, ri-
    cordo quando...
     Chi porterà il messaggio?  lo interruppe il nano.  Chi fra i pre-
    senti è più veloce di me?
     Io sono veloce  disse il cervo.  Qual è il messaggio? Di quant.
    Calormeniani si tratta?
     Duecento, al comando del principe Rabadash. E...  Ma il cervo era
    fuggito gambe in spalla, e in un secondo la macchia bianca del pelo attorno
    alla coda si fece lontana, fino a scomparire tra gli alberi.
     Dove andrà?  chiese il coniglio.  Lo sapete anche voi, il Re su-
    premo non è a Cair Paravel.
     Però c'è la regina Lucy  rispose il nano.  E allora... per il leone,
    cos'ha l'umano? È pallidissimo. Forse ha fame, una fame terribile. Ehi, a-
    mico, da quanti giorni non mangi?
     Da ieri mattina  confessò Shasta con una voce debolissima.
     Allora su, vieni con me.  Il nano lo reggeva per la vita con le brac-
    cia corte e grassocce, per aiutarlo a camminare.  Caspita, vicini, do-
    vremmo vergognarci! E tu ragazzo, seguimi. Devi mettere qualcosa sotto i
    denti, altro che perdersi in chiacchiere.
    Borbottando fra sé e in mezzo a un gran trambusto, il nano, un poco sor-
    reggendolo e un poco trascinandolo, portò Shasta dentro il bosco, diretto a
    valle. Fu una bella camminata e Shasta non aveva nessuna voglia di af-
    frontare un lungo tragitto; già si sentiva piegare le gambe quando, usciti
    dalla macchia, sbucarono sul fianco di una collina completamente priva di
    alberi. C'era una casa piccolissima con il camino che fumava e la porta a-
    perta. Arrivato sulla soglia Scampolo gridò:  Ehi, fratelli, ospiti a cola-
    zione!
    Shasta sentì lo sfrigolio dell'olio e un profumo a dir poco delizioso: era
    profumo di pancetta, uova e funghi in padella. Shasta non aveva mai senti-
    to niente di simile in vita sua.
     Ragazzo, attento alla testa  avvertì il nano. Solo che era troppo tar- [ Pobierz caÅ‚ość w formacie PDF ]

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